Il finesettimana che siamo stati fuori in campagna abbiamo raccolto molto frutti della terra: le more, che abbiamo mangiato per frutta con un po’ di maraschino, l’ortica con cui Carlo ha fatto un saporito risotto, le noci che ancora sono sulla cucina in attesa, l’uva nera del pergolato del girdinetto che mi porto in ufficio tutti i giorni, e una cassetta piena piena di mele selvatiche, che i miei suoceri mi avevano già preparato, visto l’ottima riuscita della marmellata di mele e cannella che loro hanno già finito! Per il momento le mele le ho messe in corridoio, e la sera quando torno a casa e apro la porta, sento un profumo di mela che nessun superdeodorante potrebbe donare alla mia casa: quasi quasi cun cesto ce lo lascio ;-).
Domenica passata ho deciso di cominciare a fare un po’ di marmellata per consumarle. Sono stata dalle 11.30 alle 13.30 a capare! Il mio pollice destro era consumato di tagli, ad un certo punto mi è venuto lo schiribizzo di fotografarlo, ma poi ho desistito: non volevo certo fare un post horror! Siccome sapevo l’incombenza della capatura nel fare questa marmellata, avevo già deciso che per cuocerla avrei usato il fruttapec, per la prima volta. Io non amo in generale queste cose, ma essere anche troppo integralisti lo trovo arido e poco pratico, ma in questo caso mi sarebbe stato di aiuto, ed è stato così. Io ho usato il fruttapec 2:1. in cui per un kg. di frutta si usa 1/2 kg. di zucchero.
Ingredienti: 2 kg. di mele già capate, 1 kg. di zucchero, 2 buste di fruttapec 2:1, 1/2 bicchiere d’acqua, 3 limoni.
Si inizia capando, capando capando. E mentre capate, e tagliate a piccoli tocchetti le mele, ogni tanto irroratele di succo di limone per non farle annerire (anche se poi un po’ si anneriscono, se passa troppo tempo). Mettetele in una pentola capiente con 1/2 bicchiere d’acqua, lo zucchero mischiato con il fruttapec e amalgamate a freddo. Accendete il fuoco bello vivo e fate cuocere fino al bollore. Sulla busta c’è scritto di far bollire per 3 minuti, io l’ho fatto per quasi 10 per arrivare ad una consistenza che mi soddisfaceva. Girare sempre con un cucchiaio di legno. Io poi ho usato il minipimer per rendere la composta più omogenea. L’ho poi invasata calda in barattoli sterilizzati e chiusi ermeticamente, che poi ho capovolto per creare il sottovuoto.
Nota1: Il fruttapec altera leggermente il sapore della composta, o almeno io lo noto, visto che nella mia vita ho avuto la fortuna di mangiare marmellate sempre fatte in casa. Comunque lo riuserei per fare la marmellata di mele, altrimenti mi ci vorrebbero 4 /5 ore in totale per farla, e questo me lo posso permettere solo in vacanza, in fondo sono prima di tutto una donna in carriera che ha 2 giorni liberi a settimana!
Nota2: Ho altri 2 kg. circa di mele in corridoio, come le posso usare? Aspetto i vostri suggerimenti!
Nota3: Ad Amsterdam, ho scoperto che il papà di Anna Frank è stato l’inventore della pectina.
Tags: composta di mele, mele, pectina
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martedì, 24 Marzo 2009 alle 19:27 .
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domenica, 9 Ottobre 2011 alle 12:12 .
[…] La composta di mele selvatiche […]
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domenica, 9 Ottobre 2011 alle 13:16 .
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