Torno con molto piacere a scrivere dopo una breve pausa dal pc per presentarvi l’intervista a Mitì Vigliero. Chi è Mitì? Ma lo sapete benissimo, è la signora dei blog, la nostra Placida Signora del web. Scrittrice affermata, donna colta ed affabile, appassionata del blog come mezzo di comunicazione e scrittura fin dagli albori. E si dice brava cuoca. Tra i libri che ha scritto in questi anni, ne ha dedicate tre al mondo culinario, saggi gastronomici impreziositi da nozioni storiche e tradizione: ‘La Liguria. Civiltà della tavola italiana.’, storia della gastronomia ligure; ‘L’Alice delle Meraviglie’, storia, curiosità e ricette dell’acciuga, il “pane del mare”; ‘Saporitissimo giglio’, storia, curiosità e ricette dell’aglio, uno dei più antichi ingredienti della cucina di tutto il mondo. Ed ora ecco le sue 5 risposte + 1.
1. Perche’ hai deciso di scrivere libri anche di cucina?
Perché è un argomento che mi affascina da sempre; divoro testi di cucina come libri gialli. E dato che scrivo solo di argomenti che mi piacciono, la cucina non poteva mancare.
2. Da dove nasce la scelta di raccontare le ricette?
Dal fatto che le ricette sono cose “vive”, nascono dall’uomo sia per necessità che per passione. La cucina secondo me non può assolutamente essere scollegata dalla storia umana, da certi accadimenti o periodi particolari. E così come si racconta la storia, o una storia (fiaba o altro), così amo raccontare la gastronomia.
3. Quali sono gli aspetti della storia e della tradizione culinaria che metti nei tuoi libri?
Cerco di trattarli tutti per tentare di dare un quadro completo (evitando però di essere stucchevole e professorale, la cucina è gioia e sorrisi!), con una predilezione però per la tradizione, il folklore, gli usi e i costumi che fanno parte del passato di tutti noi. Storie piccole, ma che ci accomunano. Mi piace che chi legge possa dire: ecco, questo lo faceva anche mia nonna, quest’altro è un mio ricordo d’infanzia, quell’oggetto è ancora nella vecchia casa di campagna, questo invece non lo sapevo…Vuol dire “coinvolgersi” e- ogni volta che si cucina o mangia una determinata cosa – farlo con più “affetto” e coscienza.
4. Come ti avvicini alla scrittura di un nuovo libro gastronomico?
Con un grandissimo lavoro di ricerca; consulto testi antichi, intervisto persone, approfondisco ogni aspetto.
Una volta raccolti tutti gli ingredienti, inizio a “cucinarlo”, provando e riprovando sino a quando non ne sono pienamente soddisfatta 😉
5. Cosa significa cucinare nella tua vita di moglie?
A Genova c’è un antico e romantico (sic) proverbio che dice “u furnu se scalda da a bucca”; il forno (in questo caso, simbolicamente il cuore) si scalda dalla bocca. Cucinare per il mio compagno significa prendermi cura di lui, riempirlo di attenzioni, fargli ogni volta un piccolo dono. Perché cucinare per lui, per la mia famiglia o per gli amici, è per me innanzitutto un caldo atto d’amore.
5+1. Cosa senti che ti lega al mondo del cibo?
La forza vitale e la fantasia che ha dalle sue origini: anche nei momenti di più nera miseria, paura e debolezza, donne e uomini di ogni tempo sono riusciti ad inventare con niente dei cibi che hanno permesso la sopravvivenza dell’umanità, regalandole un po’ di sernità. E questo mi sembra meraviglioso.
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Placida Signora » Blog Archive » 5 domande + 1Elenco degli articoli che citano questo:
lunedì, 6 Agosto 2007 alle 15:07 .
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