Ho appena letto su Repubblica questa notizia sconcertante: con il numero di novembre chiude la prestigiosa rivista Gourmet. La causa della chiusura è il crollo del mercato pubblicitario su carta stampata. E’ stato aperto un blog che racconta con le immagini gli ultimi giorni nella redazione di uno dei più prestigiosi magazine del settore culinario ed enogastronomico: scatoloni accanto a scrivanie da svuotare, corridoi deserti, giornalisti che si attardano alla loro scrivania che dovranno presto lasciare, con dipinte sul volto espressioni vaghe verso un futuro ignoto e dalle prospettive incerte.
Eh sì, perchè un fatto del genere apre a molte considerazioni. Si parla da tempo, in America e in Europa, Italia inclusa, della situazione economica precaria in cui versa la carta stampata, dai quotidiani, ai settimanali alle riviste mensile di settore, come per l’appunto è Gourmet, fino a ieri leader nel settore gastonomico.
I colossi pubblicitari stanno sempre più disinvestendo il loro denaro dalla carta stampata, (che almeno in Italia si regge praticamente solo sui contributi statali) verso Internet: motori di ricerca, forum, siti web, blog, portali, social network. In realtà anche in questo settore gli investimenti non sono altissimi, ma sono sicuramente più mirati: investire sulla pubblicità web è un modo molto più concreto di raggiungere il pubblico che realmente è interessato a certi prodotti, un po’ la filosofia del ‘poco ma buono’ (che poi poco non è per nulla).
Prova ne è il graduale interesse di marchi molto conosciuti nel settore alimentare che nella loro azione di marketing virale stanno coinvolgendo sempre più blogger e non, alla ricerca di arrivare più direttamente al loro pubblico, in modo più chiaro e trasparente.
L’obiezione che subito sorge è questa: anche quando acquisto una rivista di settore trovo solo pubblicità mirata, un nuovo modello di coltelli o l’ennesima rivisitazione di un robot da cucina, (sempre per rimanere sul tema cibo, visto che dalla chiusura di Gourmet siamo partiti).
Come mai allora nello stampato la crisi pubblicitaria sembra irreversibile?
Come dicevo all’inizio, credo che questo sia un ottimo punto di partenza per riflettere e analizzare ciò che accadeva e ciò che sta accadendo ora in ambito marketing enogastronomico.
Le riviste di cucina sono sempre state il punto di riferimento per amatori e amatrice del buon cibo, fino a quando è arrivato il web: prima i forum e poi il fenomeno dei foodblog che è esploso, ha fatto riversare in rete un immenso database di ricette, sempre nuove, consultabili gratuitamente 24h al giorno, con la possibilità anche di poterle commentare in tempo reale. Questo grande bagaglio culinario ha sinceramente lasciato poco spazio ai mensili di settore, a quelli poco curati o poco attenti a rinnovarsi.
In edicola, per essere competitivi, bisognerebbe investire su professionalità, idee, creatività, originalità, preparazione, per dare al lettore un prodotto che valga la pena di essere acquistato, e quindi alla società pubblicitaria di investirci denaro.
E invece volete sapere come stanno andando le cose?
Si è arrivati al paradosso che la carta stampata, purtroppo sempre più spesso, si appropria impunemente di ricette e fotografie di foodblogger e affini, pubblicandole come sue senza citare da dove vengano, in edicola o sui loro sito web (questo fenomeno purtroppo di sta diffondendo anche in televisione), creando improbabili collage di foto e ricette che non si appartengono vicendevolmente e innescando una guerra tra poveri, che non fa altro che nuocere loro rendendoli ancora più fragili e vulnerabili. Questo barbatrucco per risparmiare pochi euro lì farà uscire dalla crisi? No, penso proprio di no, anzi ne sono certa. Una fine come quella di Gourmet non si evita in questo modo.
Quali sono allora i probabili scenari per il futuro?
Provo a lanciare delle ipotesi, aggiungete le vostre a questo che credo rimarrà per molto un dibattito aperto, allo studio mi auguro di tavole rotonde di manager del marketing e della comunicazione.
La specializzazione, in un periodo di crisi, è il modo che permette di farsi notare e di rimanere a galla: offrire un prodotto unico di qualità. Una rete televisiva, una trasmissione tv, una rivista gastronomica, non può pensare di rimanere sulla cresta dell’onda se invece di avvalersi di professionisti che mettono in campo il loro bagaglio di conoscenze e professionalità per sfornano idee accattivanti tutti i mesi propone un collage di cose scopiazzate indiscriminatamente sul web? Questo insegna il marketing?
Sinceramente poi non riesco a pensare alla mia rivista di cucina preferita, quella ideale (come poi era Gourmet), senza pensare a soddisfare la mia voglia di novità, di curiosità, di estasi, di ammirazione, di voglia di imparare, di riprendere, di riprovare a fare da me, che mi assale ogni volta che sono di fronte a qualcosa che merita veramente di essere conosciuta. Non credo che nei tempi odierni si può solo sperare di avere un minimo di riscontro di pubblico se non si risponde a molte di queste aspettative che ho descritto. Come altrimenti emergere sulla tanta risposta che si trova già sul web a disposizione di tutti, molto spesso fatta meglio di tante altre cose che si vedono in giro?
Nell’epoca del web 2.0, mi sembra arrivato il momento della stampa 2.0, dove non si potrà prescindere dal proporre contenuti di qualità accompagnati ad un nuovo modo di aprirsi alla condivisione, all’interattività con il pubblico, al coinvolgimento di chi desidera partecipare, dire la sua o esserci in ogni caso.
E’ ora di una rivista di cucina fatta veramente per noi, che ne dite?
Citazioni (Trackback)
Il Pranzo di Babette » Blog Archive » Patate dolci al fornoElenco degli articoli che citano questo:
giovedì, 12 Novembre 2009 alle 10:53 .
[…] questa bellissima rivista di cucina. Tanti sul web dibattono sull’argomento, ad esempio Francesca che, partita da un commento sulla chiusura di Gourmet, ha finito per porgere riflessioni e quesiti […]